venerdì 6 aprile 2012

Sapevi già che mi stavi perdendo

Oggi è un venerdì un po' "particolare"...e così anche il "Friday" di Sarah ne risente. Già il titolo mi appare subito significativo: si parla infatti di una "perdita", una perdita che comprediamo debba avvenire ancora prima che avvenga effettivamente. E così nelle parole di Sarah colgo una vena di malinconia e colgo profondo dolore. Ma colgo anche Luce, colgo speranza, colgo voglia di vivere e il credere sempre e comunque nella vita. Una voglia di vivere che non si ferma di fronte alle difficoltà ma che va oltre i momenti di dolore e di sconforto. Colgo la speranza che, dopo le tenebre, giunge sempre l'alba.

Buon ascolto a tutti!

V.a.

La noyée by Yann Tiersen on Grooveshark



Eri tu.
Eri tu che mi guardavi seduto sulla panchina verde.
Sorvegliavi.
Mentre io turbavo nel mio costume a due pezzi saltellando, senza alcuna vergogna, sulla sabbia rovente.
Con i lunghi capelli sciolti e bagnati.
Selvaggi e liberi come i miei pensieri che avevano il solo scopo di propagarsi nella mente per rendermi ubriaca di una vita, che non conoscevo, ma che mi sarebbe piaciuta bere senza termine.
Sapevi già che mi stavi perdendo e io stavo perdendo te.
Sapevi che i miei baci non erano più una tua esclusiva.
Gli abbracci che furono, più volte, riparo ora erano destinati a ragazzini dagli occhi verdi poco più che maggiorenni.
Sapevi anche tante altre cose.
Sapevi, con il tuo osservare a distanza, ma facevi finta di non vedermi crescere.
Eri tu che ti trattenevi ad osservare il mio riposo.
Addormentata come principessa da anestetico e dolore , svuotata dalla potenza di subire.
Perchè lo spezzarsi di un cuore, a vent'anni, è uno schianto che ti lascia immobilizzata nei gesti come nello sguardo.
E' come morire.
Ma questo lo sapevi soltanto tu.
Come sapevi già che mi stavi perdendo e io stavo perdendo te .
Sapevi che la casa, dove mi sarei trasferita, era pronta.
E sapevi bene che non avrei dedicato il mio letto soltanto alla quiete della notte.
Conoscevi il nome di chi mi tratteneva lontana dal pranzo domenicale e rimanevi impigliato nell' inquietudine di una catastrofe per giorni interi.
Sapevi ma continuavi a fingere di non vedermi crescere.
Eri tu che cingevi il mio braccio e ti vantavi della mia pura bellezza,del mio viso splendente.
Sapevi già che mi stavi perdendo e io stavo perdendo te.
Come piume cadute il mio vestito innocente.
Al centro della navata e davanti ad uno sconosciuto hai lasciato che io fossi libera di sbagliare.
Sapevi, appoggiato al muro della camera color lavanda, che le dita lunghe e leggere che sfioravano i tasti a contrasto del pianoforte erano proprietà di quelle mani che stringevi intensamente quando, tempo prima, mi accompagnavi a scuola.
Ascoltavi " La noyee" rapito dalla velocità e dalla mia pancia di otto mesi.
E fu allora che hai capito.
Non ti riusciva più di fingere. C' era una donna seduta a suonare.
Ma ti avevo perso per sempre.
Risuonai ancora una volta. E il mio pianoforte fu come risucchiato da quel buco in cui eri anche tu.
Ecco perchè non suono più! Io suonavo per te.
Per te, che avevi preso la decisione di abbandonarmi proprio durante la notte che avrebbe portato al giorno del mio compleanno.
Come se la vita avesse sfidato la morte per uscirne, anche se in modo travagliato, vittoriosa.

Da lontano riconosco Delilah, in spiaggia con il papà. Ha il colore dei tuoi occhi.
Ecco, improvvisamente avverto la gelosia di saperla follemente innamorata di lui e non di me.
Scappa un sorriso.
Mi avvicino ad una panchina verde. E mi siedo vicino a te.



Amo la vita.
Quella vita che m' insegna a soffrire per poi mettermi in grado di sapermi difendere.
Amo questa storia e la mia storia che non cambierei per niente al mondo.
Peace in Wonderland.
Sarah MYLIZ


"LA NOYEE"-Yann Tiersen 2001

A G.M. che mi ha sempre cercata, anche quando non volevo essere trovata.
                                                   
                                                         
                                 

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