venerdì 20 aprile 2012

La vita in silenzio


Scrivere "il Friday" per Sarah è costoso, è dispendioso. Lei stessa me lo ha confidato un giorno. Perchè aprirsi ed esprimere i propri veri sentimenti che provi dentro è come restare nudi in mezzo ad una tormenta di neve. Ci si sente infreddoliti, persi, smarriti e totalmente vulnerabili.
E poi... c'è sempre qualcuno pronto ad approfittare immediatamente di questa vulnerabilità, sembra quasi che si diverta ad attaccare, a ferire e a far soffrire colui che è indifeso e che già soffre molto.
Spesso questo "qualcuno" è l'ultimo da cui ci saremmo aspettati ciò, è magari colui che consideravamo un vero amico o un compagno per la vita.
Insomma quante volte diciamo con facilità di "amare"... ma se facciamo soffrire come possiamo osare definirlo Vero Amore? Forse solo chi soffre più degli altri è degno di parlare di Amore. E per questo non mi sento degno non solo di parlarne, ma quasi nemmeno di pronunciare questa parola. Lo lascio fare quindi alla canzone scelta oggi da Sarah e alla sua "poesia".

Buon ascolto
V.a.


Calling You by Jevetta Steele on Grooveshark

Rachele oggi si sente radiosa.
Ama il suo corpo, la danza e un uomo.

Aveva perso la sua verginità a sedici anni. Dentro di lei il gusto piacevole di quella prima rivelazione.
Aprire gli occhi e avvertire il presentimento di essere diventata differente.
Lei, un bocciolo di rosa nel mese di maggio, vestito da velluto profumato.
Ma non poteva! Era troppo giovane!
C'era il mondo intorno con il suo falso parlare.
" Non ci sono cose che possono essere fatte solo se prima non vengono consacrate in un vincolo eterno e davanti a Dio?"
Così fu marcata peccatrice e questo la rese subito pronta a chiedere perdono.
Dimenticò quell'attimo intenso e cominciò ad espiare la sua colpa.

Rachele oggi si veste di rosa e si colora le labbra di un rosso vermiglio.

Aveva iniziato a studiare danza quando andava all'asilo e aveva continuato anche durante l'università. Su di lei i grandi riflettori accesi, gli applausi del pubblico che non la conosceva ma che seguiva l'incanto del fluire dei suoi movimenti in una sorta di rapimento ... lo stesso che portava via anche lei ogni volta che si guardava, inseguita dalla sua stessa ombra, in punta di piedi riflessa sul muro sporco di casa.
Voleva diventare un' artista. In un modo nuovo. Perfetto. Inspiegabile.
Come l' artista che sa camminare sul filo sottile senza mai cadere perchè certo di saper volare.
Ma non poteva! Non era un lavoro sicuro!
La gente che abita il mondo intorno gridava parole meschine. Lei si spaccò come vetro finissimo.
"Non era un mondo sporco che non aveva riguardo per le regole della perfetta moralità? Un mondo inutile e vuoto?"
Così si ritrovò a fare la segretaria. Una qualunque. Una di quelle che hanno gli occhi che non sorridono, grigi, come gli abiti che indossano.
Abbandonò nell'armadio, con il suo ultimo costume di scena, tutte le fatiche e tutte le ambizioni.

Rachele oggi prepara il caffé e accanto alla tazzina dispone un piccolo cioccolatino a forma di cuore.

Aveva aspettato l'amore con pazienza. Ed era arrivato anche l'incontrollabile sentire del corpo.
Poi l'attaccamento e la sofferenza.
Tutto come era stato immaginato. Non programmato.
Per questo lei riusciva a colorare d'oro e di sangue i loro corpi nudi e attaccati. I loro respiri ingoiati. Le loro mani tese a cercarsi.
Più delle altre volte si sentì aggredita e braccata. Durante la caccia alle streghe.
Ma non poteva! Era lontano! Era sposato!

Fu così, in un istante lungo il tempo di un lampo, che prese la sua prima decisione: sovvertire l'ordine di tutto il mondo intorno.
Si rinchiuse nella gabbia del silenzio. Per sua volontà. Quasi fosse nata sorda. Non sentire per non doversi più giustificare.

Rachele oggi canta a mezza voce il suo motivo preferito, mentre scende di corsa le scale fino al portone.

Aveva lasciato gli altri a guardare. Non parlò più con nessuno delle sue fughe, delle sue risate e delle lacrime.
E di quell'insolita felicità che stava li, rannicchiata nella speranza.
Non sapeva se ne avrebbe parlato a Filippo, ma ormai erano già passati più di due mesi e prima o poi si sarebbe notato.
Sapeva bene che lui avrebbe voluto, che non l' avrebbe mai lasciata sola, che ci sarebbe stato per sempre.
Non era della sua reazione che temeva.
Lei voleva stare in silenzio per conservare il segreto. Il suo tesoro. La sua cosa più bella.
Questo era ciò che temeva. Nessuno poteva portarle via quel momento.
Dentro di lei c'era l' amore.
Quell' amore, che sempre in silenzio, aveva salvato. Quell'amore tormentato e tortuoso, talmente tenace da superare la distanza e la sua naturale incompatibilità.
I doveri non rispettati avevano elargito a Rachele il diritto di far crescere dentro se stessa il frutto di quell'amore.

Rachele oggi aspetta, persa tra le pagine di" Orgoglio e Pregiudizio", il treno che la porterà da lui.
Ama il suo corpo, la danza, un uomo e il suo bambino.

Davanti ad una donna come Rachele tutte le altre dovrebbero sentirsi sollevate.
Nella loro comoda vita.
Fortunate.
Ma io, invece, più leggo la sua storia, più mi convinco che lei sia stata l'unica fortunata.
Un amore non è da tutti e, forse, neppure per tutti.
E l'amore per me è così.

Peace in Wonderland.
Sarah MYLIZ

"CALLING YOU"- Jevetta Steele 1987

A E. ringraziandola per aver "spento" la mia invidia.

5 commenti:

  1. Sarah , Rachele e' fortunata hai ragione .. Ama a prescindere da tutto... Bello sarah ... W le donne .. Forti e meravigliose ...L.P.

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    1. Non tutte le donne sono Rachele...è questo il senso del racconto!

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  2. ..umidi, sulla guancia destra scende piano una lacrima. Una lacrima sola...

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