martedì 6 novembre 2012

Gocce d'inchiostro - L'angolo dei lettori ribelli

Coincidenza: settimana scorsa ho visto “L’angolo dei lettori ribelli” attraverso la vetrina di una libreria, e me ne sono innamorata già solo per il titolo. Il giorno successivo mia nonna, dalla quale ho ereditato i miei geni più librofili, torna dalla biblioteca civica e cosa mi porge, se non proprio l’opera di Rebecca Makkai?!!! Era destino. L’ho divorato in tre giorni, e in realtà dopo averlo iniziato non ho avuto molta scelta: cosa non del tutto gradevole a dire il vero, questa volta. E’ uno di quei romanzi che ti avvinghiano come se avessero dei tentacoli da piovra gigante, trasmettendo un fastidioso senso di impotenza.

La trama è abbastanza originale: una giovane bibliotecaria, Lucy, si affeziona ad un bambino di dieci anni molto intelligente e un po’ emarginato, Ian. Lui ha genitori che lo mandano ad una scuola pomeridiana atta a correggere presunte tendenze omosessuali; lei ha una famiglia russa con conoscenze poco chiare un po’ ovunque, e può vantare pochi bizzarri amici.
Lui, in lacrime, la convince ad intraprendere un folle viaggio in macchina per mezza America senza una meta precisa, purché lontano da casa; lei accetta intenerita con l’intenzione di riportarlo indietro quanto prima, ma la situazione le sfugge nettamente di mano…

Ed ecco che interviene quella sensazione di disagio a cui accennavo: il lettore si immedesima in Lucy, che per tutto il tempo – e intendo per TUTTO il tempo, senza mai un attimo di respiro - è dilaniata tra il senso di colpa per aver “rapito” il piccolo (anche se è stato lui a chiederlo) e il desiderio di cogliere l’occasione per mostrargli che il mondo è diverso da come gliel’hanno sempre insegnato. Per fare questo ricorre all’aiuto di parecchi individui esperti nel campo: Charlie Bucket, Huckleberry Finn, Harry Potter, Bilbo Baggins, Dorothy e la sua sgangherata compagnia… Tutti protagonisti di quei libri che Ian non ha mai avuto il permesso di leggere, e che possono fargli scoprire come sia giusto essere se stessi, non ciò che gli altri si aspettano da noi.

Ebbene, non sono riuscita a staccare il naso dalle pagine fino alla fine, ma più per angoscia che per trasporto appassionato! Invece di una confortante soddisfazione, mi è rimasto un po’ di amaro in bocca. Lascio a voi giudicare: in fondo ciascuno può vivere un’esperienza diversa e personale pur leggendo il medesimo romanzo. Tuttavia c’è una cosa sulla quale concordo nel modo più assoluto con Lucy (e, immagino, con Rebecca Makkai), e che ritengo incontestabile: la letteratura può davvero cambiare la vita. Pensateci!

Buona lettura!
Francis

2 commenti:

  1. Il titolo e l'idea mi ispirano un sacco, penso che approfitterò del natale in arrivo per metterci su le mani.

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  2. che dire? Intrigante! Erika

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