lunedì 26 novembre 2012

Gocce d'inchiostro - Viaggio al centro della Terra

Alzi la mano chi non ha sognato almeno una volta, nella propria vita, di prender parte ad un’avventura straordinaria, di quelle che sfidano i limiti del possibile e del conosciuto, e catapultano in scenari mai neanche lontanamente immaginati…
Lo sapevo! Anche se molto tempo fa, anche se da bambini, a tutti è successo. E’ per questo che le opere scaturite dalla prolifera fantasia di Jules Verne affascinano un pubblico di età più svariate, e lo fanno da ormai un secolo e mezzo. Niente male, no?
Per chi non avesse mai letto “Viaggio al Centro della Terra”: narra della spedizione di un professore di Amburgo, Otto Lindenbrock, del suo giovane nipote Axel e di una stoica guida islandese, Hans (la cui presenza si rivelerà spesso provvidenziale) nelle profondità più remote del nostro vecchio pianeta; questo in seguito al ritrovamento di una pergamena scritta nel XVI sec. dall’alchimista Arne Saknussemm in codice cifrato, che una volta decriptato rivela l’itinerario per raggiungere appunto il centro della Terra.
Il quale dispensa sorprese a raffica: i nostri impavidi eroi dovranno confrontarsi con uomini giganti, furiose lotte fra animali preistorici noti in superficie solo grazie a ritrovamenti archeologici, interi oceani sotterranei da attraversare con zattere improvvisate, eruzioni vulvaniche e chi più ne ha più ne metta. Cosa si può volere d’altro?

L’unico aspetto del libro che non ho apprezzato molto è l’insistenza nel ricorrere ad uno stile cronachistico, giustificato con l’espediente di Axel che racconta tutto in un diario di bordo (riportando con precisione ogni progresso del giorno in qualità di leghe percorse, profondità raggiunta, pressione avvertita e reale, e via dicendo). Non parliamo poi del viaggio iniziale, da affrontare per raggiungere il punto di partenza indicato da Saknussemm! Occupa un terzo circa del libro, senza che succeda nulla degno di nota. Trovo che questo rallenti parecchio il ritmo generale, e che sia la narrazione nel suo complesso a risentirne.
In ogni caso resta un eccezionale esempio di sperimentazione letteraria se si considera quanto Verne abbia osato spingersi oltre, nell’ambito di ipotesi scientifiche e di studio psicologico e introspettivo dei personaggi! Scriveva negli anni ’60 dell’Ottocento. Contestualizzandolo, il romanzo non smette di sorprendere.

Buona lettura!
Francis

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