Alzi la mano chi non ha sognato almeno una volta, nella propria vita, di
prender parte ad un’avventura straordinaria, di quelle che sfidano i
limiti del possibile e del conosciuto, e catapultano in scenari mai
neanche lontanamente immaginati…
Lo sapevo! Anche se molto tempo fa, anche se da bambini, a tutti è
successo. E’ per questo che le opere scaturite dalla prolifera fantasia
di Jules Verne affascinano un pubblico di età più svariate, e lo fanno
da ormai un secolo e mezzo. Niente male, no?
Per chi non avesse mai letto “Viaggio al Centro della Terra”: narra
della spedizione di un professore di Amburgo, Otto Lindenbrock, del suo
giovane nipote Axel e di una stoica guida islandese, Hans (la cui
presenza si rivelerà spesso provvidenziale) nelle profondità più remote
del nostro vecchio pianeta; questo in seguito al ritrovamento di una
pergamena scritta nel XVI sec. dall’alchimista Arne Saknussemm in codice
cifrato, che una volta decriptato rivela l’itinerario per raggiungere
appunto il centro della Terra.
Il quale dispensa sorprese a raffica: i
nostri impavidi eroi dovranno confrontarsi con uomini giganti, furiose
lotte fra animali preistorici noti in superficie solo grazie a
ritrovamenti archeologici, interi oceani sotterranei da attraversare con
zattere improvvisate, eruzioni vulvaniche e chi più ne ha più ne metta.
Cosa si può volere d’altro?
L’unico aspetto del libro che non ho apprezzato molto è l’insistenza nel
ricorrere ad uno stile cronachistico, giustificato con l’espediente di
Axel che racconta tutto in un diario di bordo (riportando con precisione
ogni progresso del giorno in qualità di leghe percorse, profondità
raggiunta, pressione avvertita e reale, e via dicendo). Non parliamo poi
del viaggio iniziale, da affrontare per raggiungere il punto di
partenza indicato da Saknussemm! Occupa un terzo circa del libro, senza
che succeda nulla degno di nota. Trovo che questo rallenti parecchio il
ritmo generale, e che sia la narrazione nel suo complesso a risentirne.
In ogni caso resta un eccezionale esempio di sperimentazione letteraria
se si considera quanto Verne abbia osato spingersi oltre, nell’ambito di
ipotesi scientifiche e di studio psicologico e introspettivo dei
personaggi! Scriveva negli anni ’60 dell’Ottocento. Contestualizzandolo,
il romanzo non smette di sorprendere.
Buona lettura!
Francis
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