mercoledì 10 ottobre 2012

Frankenstein

Frankenstein

(Danny Boyle, 2011)


Inizi del XIX secolo: il dottor Victor Frankenstein, studioso di filosofia naturale, riesce ad acquisire le conoscenze necessarie per creare una creatura vivente utilizzando materia inanimata (cadaveri). Quando però riuscirà a realizzare il suo progetto, darà vita a una Creatura che si rivelerà deforme e sgraziata e il dottor Frankenstein, colmo di disgusto, la abbandonerà a se stessa. Ma la Creatura, scontrandosi con la crudeltà degli esseri umani, sempre più disperata, deciderà di seguire il suo creatore per ottenere vendetta.

Lo scorso anno, il premio Oscar Danny Boyle (regista di Trainspotting, The Milionnaire, 28 giorni dopo e curatore della cerimonia di apertura delle Olimpiadi 2012) in collaborazione con lo sceneggiatore Nick Dear ha portato sul palco nel National Theatre di Londra una rivisitazione teatrale del romanzo Frankenstein di Mary Shelley (1818).
Noi italiani abbiamo la fortuna di vedere questo spettacolo acclamatissimo e pluripremiato  proiettato proprio in questo periodo, come un vero tour teatrale, nei nostri cinema in lingua originale con sottotitoli in inglese grazie alla Nexo Digital (qui si possono trovare l'elenco delle date e dei cinema che trasmettono l'evento).


I due protagonisti assoluti di questo spettacolo grandioso sono due famosi attori teatrali e cinematografici: Jonny Lee Miller (già diretto da Boyle in Trainspotting e visto più di recente al cinema in The Dark Shadows di Tim Burton) e Benedict Cumberbatch (non so quanti di voi si ricorderanno di lui in Espiazione, War Horse, L'altra donna del re). E' piuttosto curioso pensare che ora Cumberbatch interpreti Sherlock Holmes nella serie tv inglese Sherlock e Miller interpreti lo stesso personaggio nella serie tv americana Elementary che si rifà a quella inglese (con un risultato di livello decisamente inferiore, ma va be', questo è il mio parere personale).



La grandiosità di questo progetto si ha anche e soprattutto grazie a questi due attori che ogni sera, sul palco del National Theatre, si alternavano nelle parti del dottor Frankenstein e della Creatura. Noi, al cinema, abbiamo la fortuna di vedere Miller nel ruolo del dottore e un superbo Cumberbatch nel ruolo della Creatura.



Boyle mantiene la storia originale di Mary Shelley dando molto più spazio alla Creatura rispetto al dottor Frankenstein: lo spettacolo si apre con un enorme sacco di pelle retroilluminato e simboleggiante un utero, all'interno del quale si dibatte una figura; noi la vediamo uscire dal grembo materno, nuda, ancora attaccata al cordone ombelicale. Assistiamo quindi a circa 10-15 minuti in cui questa Creatura (riusciamo perfettamente a vedere i segni di sutura su tutto il corpo e il volto, ci rendiamo conto che non è un essere umano) cerca di alzarsi, ma non ci riesce, è appena venuta al mondo, nessuno le ha insegnato a camminare. Si alza, ma perde subito l'equilibrio e cade, ci riprova, non riesce di nuovo, si trascina con le braccia, sui polsi e sulle mani. Tenta ancora di mettersi in posizione eretta ma non trova il giusto equilibrio, rischia di cadere all'indietro, è scoordinata e sgraziata. Si trattano di minuti lunghissimi, strazianti, profondamente disturbanti: sembra davvero di trovarsi davanti ad un essere che è più animale che umano. Lo stesso Boyle, in un'intervista che viene proiettata prima dello spettacolo, dice che c'è stata prima  una preparazione basata sullo studio del processo di riabilitazione di alcuni malati.



Un inizio di grande impatto in una scenografia quasi scarna. Anche per il resto dello spettacolo l'apparato scenografico sarà molto povero, essenziale, ma ogni particolare è curato nel più piccolo dettaglio e ogni scelta di regia è di grande impatto sullo spettatore.
L'atmosfera del dramma è molto cupa e ombrosa, gotica, si sente davvero il cuore in gola mentre si assiste allo svolgersi della tragedia; non vengono risparmiati scene e violente e particolari macabri. 




Tutto lo spettacolo accompagna lo spettatore in un processo di catarsi e purificazione, compito che avevano le antiche tragedie greche. Boyle riprende da esse anche il ruolo del coro: infatti in tutte le scene di gruppo, corali, gli attori entrano in scena cantando, e creando in questo modo la giusta atmosfera della scena. 
Come ogni tragedia che si rispetti anche questa tocca i Grandi Temi, amore e morte soprattutto, in un modo che riesce a toccare nel profondo anche noi uomini moderni. Le tematiche presenti in Frankenstein sono: lo sdoppiamento tra l'aspetto superficiale dell'uomo afflitto da sofferenze e delusioni e lo spirito celeste all'interno (caratteristica che si ritrova in entrambi i protagonisti), la ribellione contro il destino (ripresa dal Prometeo della mitologia greca), la responsabilità scientifica e sociale degli scienziati e il conflitto tra le due, la ricerca della vita eterna, la negligenza dei genitori, la natura del bene e del male, i limiti della scienza e se è il caso di superarli, la responsabilità della creazione, la polemica verso la religione.
All'interno di questa storia (una storia universale), troviamo le tragedie di due uomini: il dottor Frankenstein, alle prese con la propria brama di grandezza e le proprie responsabilità, ma anche con la propria cecità; e la Creatura, che cerca di superare la propria natura ferina, per elevarsi al livello superiore degli altri esseri umani. Ma è proprio la crudeltà umana che farà sviluppare i suoi istinti peggiori e più violenti. 



Allora è più umano il dottor Frankenstein, colpevole di aver abbandonato la propria creatura, che ha fatto nascere senza che fosse stata essa a chiederlo, o la Creatura stessa, che non ha anima e che all'aspetto sembra un mostro, ma vuole solo poter essere accettata ed amata, vorrebbe solo una compagna con cui passare la propria vita e poi non si farà mai più vedere, lo giura. Siamo noi umani che rendiamo gli altri uomini dei mostri? A che punto arriva la nostra responsabilità? Fino a che punto possiamo parlare di "umanità"? E' forse l'amore che ci rende umani? O è la cultura e la nostra educazione?



Frankenstein è una tragedia che tocca i massimi temi e i massimi sistemi (scienza e religione), una tragedia che ci riguarda tutti, e Danny Boyle la porta sul palco in una maniera eccezionale, che non può lasciare indifferenti.
Per tutto il tempo dello spettacolo si rimane con gli occhi incollati allo schermo (che peccato non averla potuta vedere a teatro!), il cuore in gola, lo stomaco attorcigliato e la pelle d'oca.
L'interpretazione degli attori è davvero straordinaria, sublime. Benedict Cumberbatch (uno degli attori migliori della nuova generazione, secondo le parole di Gary Oldman) ci regala quella che è una delle interpretazioni più riuscite della sua carriera (se non la più riuscita) e dimostra di essere un attore versatile e che forse rende meglio a teatro che al cinema: lo vediamo qui protagonista quasi assoluto, che recita utilizzando tutta la propria corporeità, e la sua bravura lascia senza parole, la sua interpretazione mi ha davvero commossa in un modo che non immaginavo. 




Jonny Lee Miller è anche lui un ottimo attore, ma qui rimane in ombra rispetto al suo collega (sarebbe stata da vedere anche la versione in cui lui è la Creatura). 
La regia è impeccabile: clima gotico ed inquietante reso alla perfezione e controbilanciato ottimamente da alcune situazioni di serenità e di ironia; in particolare alla figura della Creatura sono dedicati dei momenti davvero divertenti, che spezzano un po' con le atmosfere cupe e che fanno riflettere.
Questo spettacolo ha infatti come maggior pregio quello di far riflettere (oltre che emozionare tantissimo) e consiglio a chiunque abbia la possibilità di vederlo al cinema di farlo perché ne vale assolutamente la pena (inoltre l'inglese con cui viene recitato è facilmente comprensibile e accessibile a tutti), è una di quelle cose che purtroppo arrivano raramente in Italia. 








2 commenti:

  1. ti sei beccata anche te la versione con Benedict creatura.
    gli avevo dedicato un post anch'io sul blog. che dire? sono uscita dal cinema con la pelle d'oca e una voglia di "fare un altro giro" che non ti spiego
    sono stati spettacolari entrambi, Benedict di più.. che peccato non aver potuto vedere anche Jonny in quel ruolo, ci tenevo tantissimo
    spero che alla fine ci facciano un dvd, sarebbe il minimo

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  2. Non ho letto il tuo post, vado subito a recuperarlo!
    Comunque all'inizio un po' ero dispiaciuta di dover rinunciare ai ginger hair di Benedict, ma è stato talmente bravo che ne è valsa la pena! Lo spettacolo è stato davvero emozionante, magnifico! Spero anche io che esca il dvd, perché mi piacerebbe tantissimo vedere anche l'altra versione.

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