Jonathan, incompreso, deriso e persino esiliato, non si
lascia scoraggiare da nulla: ripete senza sosta le incredibili acrobazie di cui
è capace per limarne la tecnica di esecuzione, e si tende instancabile al colmo
della sopportazione al fine di migliorarsi sempre più. Grazie alla propria determinazione e alla
capacità di vincere la paura, Jon diventa allievo del maestro –in seguito
grande amico- Sullivan, che lo accompagna sul cammino verso la perfezione
assoluta; attraverso fatiche immani e indicibili soddisfazioni, il giovane dimostra
un talento straordinario (diventando via via di uno splendore sfavillante) fino
ad apprendere come volare attraverso il tempo e lo spazio. A tal punto Jonathan
stesso diventa insegnante, pronto a guidare un altro giovane volenteroso ma
inesperto qual era lui alla sublimazione della propria passione.
Richard Bach ci fa omaggio di un romanzo delicato, scritto
in punta di dita, che brilla come lo scintillìo del sole sulle onde; tutto il
libro è permeato di brezza marina, di odore salmastro, di caldo sulla pelle e
di aria fresca sul viso. E poi azzurro, tanto azzurro; il cielo è una presenza
tutta da esplorare, sconfinata, arcana e invitante. Il lettore, quasi senza
accorgersene, già dalle prime righe fa propria l’inarrestabile tensione di
Jonathan all’ignoto. L’avventura è
scritta con uno stile semplicissimo, scorrevole, che tuttavia nulla toglie alla
bellezza e alla purezza di queste pagine;
le frasi si susseguono al ritmo di un battito d’ali, si rincorrono e
incalzano trascinate da un vento prima effervescente, poi sempre più impetuoso,
fino a raggiungere –come punto più alto- una pace armoniosa.
Il desiderio innato in Jonathan è d’innalzarsi nell’aria
tersa, lontano dal volgare terreno dove razzola chi non ha il coraggio di
alzare lo sguardo e spiccare il volo. Mi sembra lecita una lettura in chiave
metaforica: l’uomo dall’inizio dei tempi avverte l’istinto ancestrale di
ricerca della Libertà! Senza quest’ultima infatti ciascuno si sente
inesorabilmente vuoto, mutilato, privato di una vitale parte di sé.
Inoltre, l’autore stesso ha dichiarato
che l’ispirazione della storia nasce dalle imprese del pilota acrobatico John
H. "Johnny" Livingston; quindi tanto di cappello a Bach, che ha
saputo far incontrare in modo magistrale un gabbiano nato per essere libero, e
un uomo nato per volare.
Buona lettura!
Francis
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