lunedì 22 ottobre 2012

Gocce d'Inchiostro - Il gabbiano Jonathan Livingston

Vi è mai capitato di avere un desiderio profondo e irrinunciabile? Qualcosa di istintivo ed impetuoso, difficile da spiegare a parole, difficilmente concepibile per chi vi sta attorno? Quando succede, dentro di noi persiste la certezza di essere fatti PER QUELLO, non importa cosa ne pensino gli altri. Ecco di cosa ci parla questo libro! Di quanto sia importante credere in noi stessi, sempre e comunque, anche a costo di affrontare grandi difficoltà; perché se non mancano tenacia e una sincera e sconfinata passione, niente e nessuno può ostacolare la realizzazione di un sogno. Il nostro protagonista è un giovane gabbiano cacciato dallo stormo perché, invece di trascorrere il proprio tempo a procurarsi il cibo come un comune volatile, spende ogni stilla di energia nella sua più grande passione: il volo.
Jonathan, incompreso, deriso e persino esiliato, non si lascia scoraggiare da nulla: ripete senza sosta le incredibili acrobazie di cui è capace per limarne la tecnica di esecuzione, e si tende instancabile al colmo della sopportazione al fine di migliorarsi sempre più.  Grazie alla propria determinazione e alla capacità di vincere la paura, Jon diventa allievo del maestro –in seguito grande amico- Sullivan, che lo accompagna sul cammino verso la perfezione assoluta; attraverso fatiche immani e indicibili soddisfazioni, il giovane dimostra un talento straordinario (diventando via via di uno splendore sfavillante) fino ad apprendere come volare attraverso il tempo e lo spazio. A tal punto Jonathan stesso diventa insegnante, pronto a guidare un altro giovane volenteroso ma inesperto qual era lui alla sublimazione della propria passione.
 Richard Bach ci fa omaggio di un romanzo delicato, scritto in punta di dita, che brilla come lo scintillìo del sole sulle onde; tutto il libro è permeato di brezza marina, di odore salmastro, di caldo sulla pelle e di aria fresca sul viso. E poi azzurro, tanto azzurro; il cielo è una presenza tutta da esplorare, sconfinata, arcana e invitante. Il lettore, quasi senza accorgersene, già dalle prime righe fa propria l’inarrestabile tensione di Jonathan all’ignoto. L’avventura  è scritta con uno stile semplicissimo, scorrevole, che tuttavia nulla toglie alla bellezza e alla purezza di queste pagine;  le frasi si susseguono al ritmo di un battito d’ali, si rincorrono e incalzano trascinate da un vento prima effervescente, poi sempre più impetuoso, fino a raggiungere –come punto più alto- una pace armoniosa.
Il desiderio innato in Jonathan è d’innalzarsi nell’aria tersa, lontano dal volgare terreno dove razzola chi non ha il coraggio di alzare lo sguardo e spiccare il volo. Mi sembra lecita una lettura in chiave metaforica: l’uomo dall’inizio dei tempi avverte l’istinto ancestrale di ricerca della Libertà! Senza quest’ultima infatti ciascuno si sente inesorabilmente vuoto, mutilato, privato di una vitale parte di sé. Inoltre,  l’autore stesso ha dichiarato che l’ispirazione della storia nasce dalle imprese del pilota acrobatico John H. "Johnny" Livingston; quindi tanto di cappello a Bach, che ha saputo far incontrare in modo magistrale un gabbiano nato per essere libero, e un uomo nato per volare.

Buona lettura!
Francis

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