mercoledì 16 gennaio 2013

Cloud Atlas

Cloud Atlas

(Tom Tykwer, Andy Wachowski, Lana Wachowski, 2012)


Cloud Atlas, tratto dal romanzo di David Mitchell L'atlante delle nuvole, narra di personaggi che vivono esperienze apparentemente differenti in epoche diverse, ma le loro vite sono strettamente connesse.

Come predetto, questo 2013 è iniziato col botto dal punto di vista cinematografico e anche Cloud Atlas è tanto bello, quanto complicato, quanto variamente interpretabile.
Cloud Atlas è un film difficilmente inseribile in un genere preciso anche perché è tratto da un libro in cui sono presenti sei storie differenti appartenenti a generi differenti (i principali sono storico, fantascientifico, comico, distopico, noir) e scritte con stili diversi. Purtroppo per chi non ha letto il libro, me compresa, il film è difficile da seguire e richiede una grande concentrazione, ma se gli presterete l'attenzione che merita non rimarrete certamente delusi (anzi, se potete, consiglio di vedere il film un paio di volte e/o di leggere in seguito il libro).


Esattamente come nel romanzo di Mitchell, nell'adattamento cinematografico si intrecciano sei storie apparentemente diversissime tra loro e ambientate in sei epoche differenti: nel 1839 seguiamo la traversata dell'Oceano Pacifico del ricco rampollo dell'alta società Adam Ewing; nel 1936 le traversie del un giovane e talentuoso compositore scapestrato Robert Frobisher; nel 1972 la vicenda della giovane reporter Luisa Rey coinvolta in un'inchiesta riguardante la sicurezza di una centrale nucleare; nel 2012 la vicenda dell'anziano editore Timothy Cavendish; nel 2144 le traversie di Sonmi 451, clone che riesce ad evadere dal locale in cui era ridotta a schiava; nel 2321 l'odissea di Zachry che lo porterà alla consapevolezza riguardo alle sue credenze religiose.



Queste vicende in realtà ruotano tutte intorno a temi comuni: la presenza del male (spesso incarnato dalle autorità, politiche o meno), l'amore visto come sprone a migliorare la propria situazione e/o quella degli altri e come vero e proprio motore del progresso, il destino e la reincarnazione.



In ogni storia inoltre ci sono più o  meno chiari riferimenti alle altre e alcuni personaggi vengono citati o addirittura sono presenti. Importante elemento in comune tra le storie è anche la colonna sonora: il sestetto per archi L'atlante delle nuvole composto da Robert Frobisher  e che dà il titolo al libro e al film (una melodia che entrerà nel cuore e che sarà presente in tutti i momenti culminanti). 
Esattamente come dice il sottotitolo del film tutto è collegato.  



I temi trattati sono impegnativi e la storia narrata assume davvero proporzioni epiche se la si guarda nel suo complesso: ecco perché bisogno stare attenti e non distrarsi durante la visione. E' tutto molto intricato e complesso, ma alla fine tutto avrà un senso, o perlomeno quello che ognuno di noi vorrà dargli, perché credo che in questo caso le chiavi di lettura possano essere veramente tante.



Tutte le linee narrative che si intersecano sono costruite molto bene, appassionano, fanno riflettere e anche un po' piangere; allo stesso modo ci si affeziona a tutti i vari personaggi. Sfido chi ha visto il film a dirmi quale sia il suo preferito! Io non credo di averlo, a parte forse Robert Frobisher, ma solo perché apprezzo molto l'attore che lo interpreta e ho un debole per le storie degli artisti maledetti ed incompresi, ma ogni singola vicenda è 
estremamente toccante e ogni personaggio molto profondo. Alla fine tutti ci insegnano qualcosa.



Nel film, a complicare la rete di rimandi tra una storyline e l'altra, c'è anche il fatto che i 13 attori principali (e non sono pochi!) interpretino ogni volta ruoli diversi (spesso anche per età, sesso e razza). L'idea di per sé è grandiosa, ma qui io trovo l'unica pecca del film, perché alcuni camuffamenti sono talmente evidenti da risultare un po' ridicoli: ad esempio Jim Sturgess che interpreta un asiatico o Hugo Weaving che con i suoi quasi 190 cm di altezza interpreta una donna. Forse era meglio mantenere gli attori più simili a se stessi e si sarebbe mantenuta un' effetto di verosimiglianza maggiore senza il rischio di confondere i personaggi tra loro (i contesti sono talmente differenti l'uno dall'altro che a mio parere sarebbe stato comunque impossibile).



Gli attori sono tutti eccezionali, sia le vecchie glorie che è sempre un piacere ritrovare, come Tom Hanks (qui davvero meraviglioso in ogni ruolo), Halle Berry, Hugh Grant, Susan Sarandon, Hugo Weaving (Elrond de Il Signore degli Anelli), Jim Broadbent (conosciuto dai più come il papà di Bridget Jones), che nuovi talenti come Jim Sturgess (presente anche ne La migliore offerta in questo momento al cinema), Ben Whishaw (forse conosciuto presso il grande pubblico soprattutto per il ruolo di Grenouille in Profumo o quello di Q in Skyfall, ma che ha alle sue spalle lavori di tutto rispetto), James D'Arcy (apparso nel 2011 in W.E. di Madonna, ma anche lui con alle spalle una serie di lavori importanti), Bae Doona (conosciuta principalmente in Corea).
Insomma, si tratta di un film molto originale e di grande impatto emotivo, intellettuale e visivo: non perdetevelo!



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