Diciamo la verità: ci sono quei giorni in cui abbiamo il desiderio di
leggere per staccare un momento, ma proprio non siamo dell’umore per
prendere in mano un romanzo, magari anche lungo ed impegnativo. Che
fare? Disperare? Giammai!
Una valida soluzione ci è offerta su un piatto d’argento da Philip K. Dick, con una serie di racconti immaginifici ed imprevedibili contenuti
in “I guardiani del destino e altri racconti”. L’autore in questione non
è affatto il primo arrivato: giusto perché possa capire anche chi non
lo conosce, Dick è considerato a tutt’oggi uno dei più grandi scrittori
di fantascienza di sempre. Da suoi racconti sono stati tratti film come
“Blade Runner”, “Minority Report”, “Next”, “I Guardiani del Destino”,
“Total Recall” e la lista potrebbe continuare. Confesso che non sono
molto esperta del genere fantascientifico, ho letto solo alcune opere di
Asimov (peraltro superbe).
Una cosa però la so: ciò che più amo dei
libri è il poter vivere in infiniti mondi alternativi al nostro, fare
esperienze che mai avrei nemmeno sognato, essere mille persone diverse
pur restando me stessa. Ebbene, i racconti di Dick non solo permettono
tutto questo, ma vanno ben oltre le aspettative!
Spesso l’autore gioca abilmente con l’effetto di realismo: ambienta la
narrazione in un universo molto simile al nostro e trasmette al lettore
un falso senso di sicurezza, che rende ancora più disarmanti i colpi di
scena (come l’apparizione di spietati androidi indistinguibili dagli
esseri umani, individui con la capacità di prevedere il futuro,
installazioni di memoria artificiale, un universo di cenere dietro la
facciata della quotidianità…). L’inquietudine in chi legge sorge anche
dal legittimo sospetto che il nostro futuro, ultimamente, tenda sempre
più ad assomigliare a questo tipo di storie.
Dick inoltre scruta a fondo la psicologia dei propri personaggi, oltre
alla dimensione psichiatrica in senso stretto. Ne risulta uno scenario
basato non più sull’opposizione, ma sull’intreccio e sulla confusione
tra vero e falso, copia ed autentico; le situazioni che si vengono a
creare spingono l’uomo allo stremo, portandolo a crisi d’identità e
rivelandone i lati migliori, così come i peggiori. Uno dei meriti della
narrativa di Philip K. Dick è proprio la volontà di indurci a riflettere
su chi siamo davvero, su come stiamo vivendo le nostre vite e su quali
conseguenze ciò potrebbe avere in un futuro che è dietro l’angolo.
P.S. Vi avverto, ogni racconto non finisce mai come ci si aspetta…
Buona lettura!
Francis
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