lunedì 3 dicembre 2012

Gocce d'inchiostro - I Guardiani del destino

Diciamo la verità: ci sono quei giorni in cui abbiamo il desiderio di leggere per staccare un momento, ma proprio non siamo dell’umore per prendere in mano un romanzo, magari anche lungo ed impegnativo. Che fare? Disperare? Giammai! 
Una valida soluzione ci è offerta su un piatto d’argento da Philip K. Dick, con una serie di racconti immaginifici ed imprevedibili contenuti in “I guardiani del destino e altri racconti”. L’autore in questione non è affatto il primo arrivato: giusto perché possa capire anche chi non lo conosce, Dick è considerato a tutt’oggi uno dei più grandi scrittori di fantascienza di sempre. Da suoi racconti sono stati tratti film come “Blade Runner”, “Minority Report”, “Next”, “I Guardiani del Destino”, “Total Recall” e la lista potrebbe continuare. Confesso che non sono molto esperta del genere fantascientifico, ho letto solo alcune opere di Asimov (peraltro superbe).
Una cosa però la so: ciò che più amo dei libri è il poter vivere in infiniti mondi alternativi al nostro, fare esperienze che mai avrei nemmeno sognato, essere mille persone diverse pur restando me stessa. Ebbene, i racconti di Dick non solo permettono tutto questo, ma vanno ben oltre le aspettative!

Spesso l’autore gioca abilmente con l’effetto di realismo: ambienta la narrazione in un universo molto simile al nostro e trasmette al lettore un falso senso di sicurezza, che rende ancora più disarmanti i colpi di scena (come l’apparizione di spietati androidi indistinguibili dagli esseri umani, individui con la capacità di prevedere il futuro, installazioni di memoria artificiale, un universo di cenere dietro la facciata della quotidianità…). L’inquietudine in chi legge sorge anche dal legittimo sospetto che il nostro futuro, ultimamente, tenda sempre più ad assomigliare a questo tipo di storie.
Dick inoltre scruta a fondo la psicologia dei propri personaggi, oltre alla dimensione psichiatrica in senso stretto. Ne risulta uno scenario basato non più sull’opposizione, ma sull’intreccio e sulla confusione tra vero e falso, copia ed autentico; le situazioni che si vengono a creare spingono l’uomo allo stremo, portandolo a crisi d’identità e rivelandone i lati migliori, così come i peggiori. Uno dei meriti della narrativa di Philip K. Dick è proprio la volontà di indurci a riflettere su chi siamo davvero, su come stiamo vivendo le nostre vite e su quali conseguenze ciò potrebbe avere in un futuro che è dietro l’angolo.

P.S. Vi avverto, ogni racconto non finisce mai come ci si aspetta…

Buona lettura!
Francis

Nessun commento:

Posta un commento