lunedì 30 settembre 2013

Dormire insieme è cosa seria

Amore, passione,  delusione, dolore, vendetta, fallimenti e successi.
Questi gli ingredienti principali presenti in questo nuovo "Friday".
Dopo una lunga pausa, Sarah torna con questo racconto dove, con poche parole, riesce a raccogliere e riassumere l'essenza di una vita intera: la vita di Yael.
Ritroviamo così una Sarah molto più pragmatica, più risoluta e direi anche più matura. Una Sarah che riesce non solo ad accettare le proprie imperfezioni, ma a farle diventare punti di forza. Ciò che molti considerano un "fallimento" diviene così un grande successo, una cosa speciale, una cosa profonda e vera. Verità che nessuna cattiveria ricevuta nel passato, nel presente o nel futuro,  potrà mai portarle via!



Ricordatevi di fare partire la "colonna sonora" (clickando "play" qui sotto) e....buona lettura.

v.A.

 


La maggior parte delle persone sostiene che l' estate sia la stagione della passione, del proibito, degli amori facili, del tutto concesso, della libertà in saldo al cinquanta per cento.
La stagione che lascia sgusciare, come dall' uovo il tuorlo , il tempo all'immaginazione. Così da poter desiderare qualunque cosa, da quella più banale a quella più sfrenata, da quella possibile a quella impossibile.
Le stesse persone, ritengono che tutta questa letizia sia da attribuire alle temperature che si alzano, alle giornate che si allungano, alla pelle che si spoglia e che viene mostrata nell' evidenza della sua esistenza.

Io, preferisco sentirmi un passeggero. In ogni stagione. Priva di aspettative. Decidere a quale fermata scendere.
Anche se sbagliata.

Devo, però, rassegnarmi all' idea che ogni estate porta con se una fantasia spensierata e delicata.
Al contrario delle altre stagioni, quando date stabilite impongono una costante precisione.
Sulla fantasia non si può discutere. La fantasia è così sfacciatamente individuale che non la si può barattare, rubare o chiederle di scendere a compromessi.
La fantasia, sinuosa piuma che solletica, che perseguita. La trovi al tuo risveglio, sul lenzuolo sudato, e la ritrovi pronta ad accoglierti a tarda notte, sotto una tenda di lucciole e una luna piena di iridescenza capace di rubarti gli occhi per ore, ore e ore. Ore che diventano sogni. Sogni che diventano mesi. Mesi che diventano una stagione.
La fantasia estiva si sviluppa dal niente, dal vento che porta conforto o dalla sabbia che sfiora, da una sigaretta alla menta, da una giostra che gira , dal silenzio delle due del pomeriggio, da qualcosa che leggi su una panchina e da qualcosa che hai lasciato scritto su un foglio. Per caso.

Facciamo un gioco.
Voglio essere un po bambina. Con un calice di vino in mano. Un gioiello che incornicia come un rubino.
Giocare e allungare il più possibile la lucidità delle mie facoltà intellettive e mentali.
Non si vince e non si perde. Questo, probabilmente, lo renderà meno divertente.
Solitamente è il primo, l' unico che riceve meriti nel gareggiare quotidiano.
Mi è diventato insopportabile. Per questo sono in ritardo di continuo.
Desidero non arrivare mai.  Preferisco le difficoltà da superare.
Come una matrioska. Dall' involucro fino al centro della riflessione. Fare uno sgarbo alla verità.
Colpirla e scriverla qui. Una volta per tutte. Una volta soltanto.
Affermare con certezza che sia la fantasia ad allontanarsi dalla realtà, non mi convince più.



Seduta sul sedile posteriore della Bmw, Yael,  non guardava il bianco, neon, dei lampioni e dei flash .
Lentamente procedeva dentro il tramonto ma a fatica i suoi occhi osavano sollevarsi per mirarne i colori.
Non riusciva a capacitarsi di quanti individui ci fossero al mondo.
Straniera e con il cuore che le ballava dal petto alla gola, nei suoi pochi e timidi lampi di lucidità, sperava in un arresto cardiaco. Non si poteva fumare!

Yael era abituata al nero dell' auto, alla quantità che la soffocava, al manchevole meccanismo del successo.
Un po meno all' assenza delle sue sigarette che sapevano rimettere buon ordine nelle sue ansie.
Aveva sprecato fiato, forze, intelligenza, tempo e amore per poi ritrovarsi, così dal nulla , da un giorno all'altro,  icona di uno strano mondo in apnea. Abitato da esseri umani strani, che usano portare nelle orecchie oggetti strani color "carne morta"  e che ascoltano il rumore della vita in modo alquanto strano. Quasi impercettibile. Una minoranza che, in quanto tale, veniva considerata inferiore.
Perchè è la verità.
La normalità insegna a reprimere ogni elemento di originalità. Così esiste una volgarità imparata e, ormai, accettata di buon grado, secondo la quale tutti devono sentire, vedere, camminare, pensare e respirare nello stesso identico modo.
Una donna adulta come Yael non metteva in dubbio che in questa linea di agire ci fosse qualcosa di errato.
Come madre aveva tanto pregato perchè suo figlio uscisse da lei, non solo normale ma, quasi perfetto.
Però, ecco, spesso si domandava se fosse la vita "sfigata" di una persona a fare di un nessuno, un qualcuno.
Marilyn Monroe ( 1926 / 1962) : suicida.
Icona della sensualità, della donna fatale. Attrice pretenziosa e schiacciata nei soliti clichè. Quelli che,
oggi, fanno della Barbie, una bambola bionda e idiota. Insomma, una scriteriata.
Si recava sul set stordita e anonima per l' abuso di alcool e barbiturici.
La madre soffriva si schizofrenia paranoide. Del padre non vi era certezza sul cognome.
Affidata a numerosi orfanotrofi, entrava e usciva da famiglie che non la capivano ma, al contrario, la disprezzavano a tal punto da subire l' umiliazione di una violenza sessuale.
Primo Levi ( 1919 /1987) : suicida.
Icona dei sopravvissuti  italiani deportati nel campo di sterminio di Auschwitz. "Se questo è un uomo" è diventato un classico della letteratura mondiale. Eppure fu pubblicato da una casa editrice di seconda categoria. Poche copie vendute. Nonostante la sua innata capacità di scrittore e la fama che poi lo travolse, non è riuscito.
Non è mai riuscito a perdonarsi. Essere ancora vivo era la sua condanna e il ricordo della bestialità dei lager lo tormentava.
Ian Curtis (1956 -1980 ) : suicida.
Icona del Post punk.  Di chi sa mettere in musica il dolore. Fisico, soprattutto, mentale di conseguenza. Di chi mostra i segni della malattia senza vergogna, di chi ci crede nel testo che canta. Perchè ce l'ha scritto sulla pelle. Nonostante non esista una cura e tutto precipiti velocemente. Ci crede.
Fin da piccolo soffriva di epilessia fotosensibile. Gli attacchi divennero sempre più ravvicinati e forti. La depressione cronica fu la conseguenza. Aveva solo 23 anni e "Love Will Tear Us Apart" è la poesia per un amore che lo aveva fatto a pezzi.
(Gli esempi si sprecavano).
Non dimenticava mai, di aggiungere all' elenco anche Gesù.
Esiste tutto un libro sulla sua vita. Libro che fa parte della Bibbia. E la Bibbia era considerato un capolavoro da Yael.  Così come " Love Will Tear Us Apart" era, da infiniti rinnovamenti, la canzone che più le rendeva dignità. Primo Levi fu il suo grande eroe da ragazzina e, in età più matura, maestro della morbosa voglia di non tacere la verità dell' Olocausto. Tanto da dedicare, a quella violazione irragionevole, la sua tesi di Laurea.
E, così, come Marilyn Monroe alla quale avrebbe voluto rubare la bellezza. Quella bellezza irraggiungibile. La freddezza, maschile, con cui nascondeva il cuore.
Aveva bene in mente che Gesù era stato mandato da Dio. Ma era morto, da uomo, appeso ad una croce.
Qui, a questo punto, di solito tirava la tenda della camera e si soffermava sul grigio scuro dell' asfalto.
Era in quel momento esatto che riusciva a comprendere come la sua vita poteva apparire affascinante a chi, solo dopo tempo, si era accorto della sua sordità e della sua strana tolleranza.
Yael era rabbiosa. E, sapendo di non essere cattiva, s'intristiva.
Gesù stava alla destra del Padre. Lei non lo aveva ne alla sua destra, ne alla sua sinistra.
Non aveva mai smesso di cercarlo in ogni dove, l' aveva visto morire tanti anni prima.
In quanto figlia unica e viziata avrebbe voluto almeno lo stesso premio.
Ma lei si graziava per quel peccato.
La presunzione di volere paragonare il dolore.
Sarà stato più doloroso morire sulla croce o non morire per un tumore alle ossa? Sarà stato doloroso come un chiodo pestato, il farsi bucare volontariamente nell' atto di ricevere veleno?
Infilare una corona di spine, sarà stato doloroso quanto un viso gonfio, una testa senza più capelli e un corpo deformato?
Non dimenticava di aggiungere il particolare degli sputi ricevuti da Gesù.
Ma non bastava per trovare l' ago della bilancia. Con un ex marito che la maltrattava fisicamente, a lei, non mancavano neppure quelli.


Il suono del cellulare interrompe il gelo, che Yael avvertiva ovunque, e avvisa che sono quasi arrivati al punto esatto in cui dovranno scendere.
Insieme a lei, il regista. Giustificare il motivo di tale presenza le risultava complicato. Ma le avevano raccontato che solitamente ci si presenta, all' evento, accompagnate da un fidanzato, anche se solo "di turno", da un compagno o da un marito. Nel caso fosse stata lesbica, con una compagna.
Evidentemente lei aveva perso il "turno", non divideva l' amore e l' appartamento con nessuno e stava aspettando, con immenso gaudio, di poter firmare il divorzio.
La fretta poi, con cui le venivano imposti dei ruoli , non le aveva lasciato il tempo di poter considerare l' eventualità di essere lesbica.
Lui, sudato ed eccitato come prima di un orgasmo, fece per prenderle la mano. Yael non convinta, la ritira e se la sfrega sul vestito. Su quel vestito che le hanno dipinto addosso. Un vestito che segue perfettamente la linea che parte dal collo lungo, le attraversa il seno e si posa sui fianchi. Colore dell'avorio più pregiato e dell' oro cangiante. Si sentiva, per la prima volta, una sposa. Innamorata e senza ombre da nascondere. Tutto di lei era visibile.
Yael e l' orgoglio di essere seducente.


Raccoglieva le emozioni in un quaderno rosa a spirale.
Un improvviso colpo di fortuna .  La Provvidenza che tutto vede, fece di quel quaderno un libro vero.
E poi la sceneggiatura, vera, di un film.


Yael era una delle candidate e ora era li.  A dover percorrere quella strada stretta e tutta rossa.



Il libro venne pubblicato con il titolo "Diario di una sorda quasi per bene". Scelto per prendere un po in giro l' altro diario , quello "di una squillo per bene".
Sarebbe stata in grado anche di scriverlo ma l' avevano già fatto. A lei non restò che quello, non meno nobile, della sorda.
Tutte cose molto divertenti, qualche caduta d'umore ogni tanto. Ma più che altro aneddoti e tanta, tantissima verità servita, su pagine, in salsa agrodolce e corrotta.
In poco tempo la storia della sua vita divenne argomento di servizi giornalistici. Il video la spaventava. Le piaceva, solo essere fotografata.
I segni sul viso, gli occhi intensi, l' espressione un po imbronciata di chi si traveste per fare festa, la rendevano fiera di mostrare pose che le appartenevano.
Succedeva sempre nello stesso modo. Le stesse domande, Le stesse risposte. E poi troppo chiasso. Ammiravano in lei il coraggio, la forza, la volontà, l' energia. Quel corpicino così tenue. Yael odiava tutti quegli aggettivi che in realtà erano bugie, ma aveva acquistato cognizione del suo corpo leggero e tenue. A tinte di acquarello.
Il film, invece, uscì con il titolo " Love Will Tear Us Apart". Lo scelse lei , come la colonna sonora e il nome della protagonista che doveva, categoricamente, restare lo stesso della protagonista del diario. Sugli attori non aveva avuto voce in capitolo. Ma appena vide l' attrice sfatta nel trucco e alterata da qualcosa che prendeva regolarmente, aveva avvertito che non funzionava. Mancava di "strano". Non aveva profondità e controluce. Per quanto si fosse sforzata di studiare il personaggio e non fosse neppure male con la recitazione, risultava non credibile.
Capì allora, con il cuore un po scucito, che nessuna sarebbe stata credibile.
Perchè la verità è una. Non si comprende se non la si vive. Del resto è così che si diventa adulti.
Così, Yael, era diventata una donna.


L' autista le aprì, con gentilezza, lo sportello e l' aiutò a scendere. Tra il vestito lungo e le scarpe con i tacchi, troppi alti, rischiava di cadere dall' inizio. Una grande figura! Era in tv, in tv anche in Italia.
Le vennero in mente gli amici, i pochi parenti, sua mamma, suo figlio, i pretendenti che si erano moltiplicati a dismisura dopo le copertine, i giornalisti pronti a gettarla giù dalla torre, suo papà che la osservava dalle stelle che stavano per apparire nel cielo.
Comparve anche lui.
Nella confusione di quel circo. O almeno, a lei sembrò di vederlo incollato allo schermo.
Lui, il pittore che le aveva promesso un ritratto. L' unico dal quale si sarebbe lasciata disegnare nuda e imperfetta. Perchè un' estate, la più atroce che ricordava, lui le disse: " Dormire insieme è cosa seria". Yael si svegliò e lui con lei. Sulla mano le scrisse: "Piove". Lei non poteva sentire il rumore o la voce. Persa in quel gesto si era illusa che fosse tutto vero. E che lui le volesse bene. Che sinceramente lui era li, per avvicinarla.
Non l' amore, che non avrebbe mai preteso, ma il bene che diceva di nutrire per lei. Dovevano partire.
Quattro giorni. Non facevano certo un secolo e non avrebbero fatto di loro una coppia.
Senza guardarla in viso, come un mago stratega, si dileguò. Nel nulla di scuse allo zucchero filato. Di balle edulcorate che le davano nausea.
"Meglio rimanere amici. Non voglio perderti. Sei speciale. Sei un tesoro".
"Poveretta", non si poteva essere schietti.
Le promesse non mantenute sono compassione. Schifo!
"Non mi piaci con i capelli corti". " Voglio andare a letto con un'altra". " Il tuo seno mi ripugna". "Hai un figlio ". " Sei sorda".
La verità fa sempre meno male. E lui si rivelò spregevole.
La parte dell' amica era patetica dopo aver già fatto sesso. Il resto: BUGIE.
Non sarebbe stato in grado di arrivare al cuore del suo essere speciale, un tesoro mai scoperto.
Lasciato sul fondo del mare a marcire.
Yael uscì un venerdi sera e fece ritorno a casa quattro giorni dopo. Lo dimenticò, annegandolo mentre lei faceva la diva ai bordi di una piscina.
Eppure sapeva che ora la stava guardando.

Dritta, pancia piatta, spalle chiare come tutta la sua pelle. Splendeva nel platino dei suoi capelli rasati per mostrare che la malattia, la sofferenza, il pregiudizio non sono dei validi motivi per rinunciare alla vita e alla verità.
Sicura, come in un tango, si dava in pasto ai riflettori.
Non aveva discusso quando doveva. Non aveva opposto resistenza.
Ma ogni suo passo diceva: " No, non sono tua amica. Non sono speciale. Non sono un tesoro. Mi godo la mia vendetta".


Peace in Wonderland.
Sarah Myliz



A H.K. che ha perso un' occasione che non gli si presenterà più. Mi dispiace.

Ma soprattutto a Gabriele Vailati.
Come tutti "NOI" sei stufo. Hai ragione. Essere dei "diversi" è una tortura lenta, che si consuma ogni giorno. Ed è straziante osservare i "non diversi" fare come se nulla fosse. Come se lo loro fossero noi.
Il modo compassionevole con cui ci descrivono offende la nostra intelligenza.
Lo sconforto è una gabbia dorata.
La conosco anche io. Così come  il tuo cuore.
Ma siamo delle "icone" e quindi chi se ne frega se tutto è andato per il verso sbagliato.
Siamo le "icone" di noi stessi.
La resistenza.
Ci sei Gabriele. Ci sei Sarah. Onore a noi che non siamo fuggiti. MAI!





FRANKLIN'S MAIN THEME -  Per Gessle

14 commenti:

  1. Io e Gabriele non siamo d' accordo sul fatto di essere inquietanti. Però è sempre così che ci si giustifica. Grazie per aver lasciato un mess. Che Dio assista chi ci sta vicino ... non ho nulla da aggiungere.

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. trovare nelle parole scritte un coinvolgimento tale da poter sembrare la colonna sonora di un film non mi era mai successo, spero che chi si occupi di letteratura e di testi possa sottoporre all attenzione dei media , questo racconto . Durante la lettura viene voglia di vedere Yael di guardarla e capirla di vederla e di starle affianco in quella bmw ....coinvolgente è dir poco.

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  2. Veramente coinvolgente, profondo, intrigante.
    Puoi "toccare"ogni dettaglio.
    Complimenti sei incredibilmente brava ;-)

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  3. Ehi Sarah, il tuo ultimo racconto è bellissimo! Pensa che è la prima volta che leggo qualcosa e mi viene voglia di "assorbirla", sentirla dentro, fin dentro l'anima, le ossa, la pelle. Per portare a termine questa missione dovrò leggerlo altre volte perché è un racconto ma ha la sostanza di un intero libro e ogni frase merita assolutamente di essere meditata, riflettuta e compresa a più non posso!

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  4. Mi hai toccato il cuore con questo racconto. Fin dal principio avevo capito che Yael, in realtà, era una splendida donna di nome Sarah. Sei più forte del male e dell'insensibilità di certe persone; per l'ennesima volte ne ho avuto la prova.

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  5. Credo ci fosse un commento, ora rimosso, nel quale si sosteneva che il racconto fosse "inquietante"...
    ...per me è una cosa positiva, è dimostrazione del fatto che questo racconto colpisce nel profondo. Poi dipende dal lettore: come sta il lettore, come sta vivendo la propria vita, a seconda dei casi, può generare gioia, dolore, paura e perchè no anche inquietudine. Questo è il bello della vita, personalmente sono stanco delle cose scontante e superficiali che si leggono e/o si vedono alla TV tutti i giorni, cercano di stupire o shockare mettendoti in copertina la foto di un morto ma ormai tutto è scontato (persino un morto in copertina) e ci lasciano indifferenti e la vita rischia di scivolare via nella noiosa e scontata superficialità della quotidianità. Questo racconto non lascia indifferenti: non mi sembra cosa da poco!

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  6. che bello! sarah scrivi benissimo!

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